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298 | parte seconda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:373|3|0]]e il suo figliuolo Wu-wang, i due primi di questa stirpe reale, che fu detta dei Ceu, dal nome del principato, che era loro appannaggio quando imperavano i Shang, sono tra’ santi, dai quali Confucio dice d’aver attinta la sua dottrina.[1] Il territorio di cui essi diventarono sovrani, era circa un terzo di quello che forma la Cina d’oggi: l’antico delta del Fiume Giallo, la valle inferiore del medesimo, e il bacino del fiume Wei, erano le terre del regno di Ceu.[2] Il quale al nord confinava col principato di Tsin, al sud col principato di Thsu, all’ovest con quello di Thsin, all’est con quello di Wu e col mare.
La dinastia dei Ceu a giudicare dalla virtù dei suoi primi sovrani pareva destinata, come quella dei Shang, che fu una volta la preferita del Cielo,[3] a prosperare e a perpetuarsi; eppure non tardò anch’essa a uscire dalla buona strada, e, d’anno in anno perdendo della sua grandezza, ad avvicinarsi a un totale sfacelo. Gli Stati limitrofi invece, che da feudatari divennero suoi nemici, si andavano accrescendo; e in breve giunsero ad occupare un territorio di molto maggiore dei dominii di Ceu, o del Reame di Mezzo; il quale, stretto come d’assedio da que’ formidabili rivali, era in continuo pericolo di soccombere. Il disordine politico e sociale della Cina, dopo i primi re della schiatta, di cui discorriamo, andò sempre aumentando; e a’ tempi di Confucio era tale, che Mencio lo paragona alla generale devastazione prodotta dalle