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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:380|3|0]]La morte della madre,[1] che avvenne mentre egli era nel suo ventiquattresimo anno, lo indusse a lasciare que’ pubblici impieghi; e per assopire il dolore di quella perdita s’applicò totalmente alla filosofìa, ritirato nella solitaria sua casa. Ma a poco a poco quell’asilo divenne il convegno di tutti i giovani amanti del sapere, a’ quali talora era maestro, talora compagno di studio; e la sua fama non tardò eziandio a varcare i confini del suo paese natale. Fu per tal modo che egli cominciò a fondare quella scuola, a cui la Cina è debitrice di una civiltà così durevole. Ne’ discepoli, che fin d’allora s’andò procurando, sopra ogni cosa voleva che predominasse la costanza; «perchè il fardello dell’uomo di lettere è grave, e la via è lunga».[2] L’antichità era il suo studio prediletto; e que’ vecchi filosofi e sovrani, padri d’un popolo fanciullo, al quale avevano insegnato i primi passi del viver civile, erano i modelli, a cui s’ispirava. «Innalziamo, diceva egli a’ suoi scolari, l’animo nostro con la lettura delle Canzoni, che ci dipingono la vita dei nostri padri; procuriamo di condurci secondo gl’insegnamenti del Libro dei Riti; e perfezionamoci i sensi con lo studio della musica».[3] La musica, che principiò a studiare a ventinove anni sotto il maestro Sih-hsiang, fu una delle sue più gradite occupazioni; e non cessò mai, fin da vecchio, di lodarne la eccellenza, come mezzo di educare lo spirito, e render miti i costumi.[4]