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460 parte seconda

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:537|3|0]]numero sterminato di esseri, che con quel mezzo s’eran fatti immortali. Ma questi esseri vivevano nascosti, o poco si facevano vedere agli uomini; e specialmente si credeva che abitassero tre luoghi della terra, detti le «Tre isole degli Spiriti», le quali si chiamano Phéng-lai, Fang-cung e Ying-ceu, dove anche crescono i semplici, che servono a fare la straordinaria panacea.

Per continuare ancora un poco la storia della ricerca della Pietra filosofale, diremo che un tal Sung-Wu-ki, che s’era dato interamente a perfezionare l’umana natura, da renderla eterna, operò tante maraviglie, che le storie narrano avere egli in quel tempo, che era intorno al 400 av. C., un numero grandissimo di seguaci. Fu allora che s’intraprese una spedizione per mare, affin di rintracciare quelle tali isole, abitate da’ Genii, nelle quali nasceva l’erba dell’immortalità. La leggenda non dice qual fosse precisamente il frutto del viaggio; ma viene invece a discorrere, poco appresso, d’un altro famoso ricercatore del liquore magico. Costui, che aveva nome Siu-shi o Siu-fu, espose per iscritto le sue opinioni intorno a siffatta materia all’imperatore Thsin-shi-Huang-ti, di cui abbiamo avuto occasione di parlare a lungo,[1] e gli chiese licenza d’andare alla ricerca di quelle terre sconosciute. Partì infatti sur una nave, in compagnia di molti giovanetti e di molte fanciulle, alla volta delle isole incantate; ma dopo aver percorso lungo tratto di mare, sbattuto da contrarii venti, ebbe egli a tornare in patria, senza aver toccato le prode desiderate: ciò fu l’anno ventottesimo del regno del nominato monarca, che risponde all’anno 219 av. C.

Circa un secolo appresso, la storia parla di un Li-shao-Kün, il quale avessa avuta da un mago per nome


  1. Vedi pag. 323 e seg.
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