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parte seconda 485

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:562|3|0]]in mostra, eppure ognuno lo conosce; non fa pubblica la propria condotta, eppure è veracemente celebre. Perchè ha merito, non è vantatore; perchè è realmente il più grande degli uomini, non è vanaglorioso. Egli non combatte mai, perciò non può essere mai vinto».[1] — «Possedendo il Santo la grande immagine del Tao, tutto il mondo va a lui; e quando tutte le creature si son ricoverate in lui, egli, non che danneggiarle, dà loro la quiete de’ sensi, la pace del cuore, e la tranquillità dello spirito».[2]

La gran triade Cielo, Terra e Uomo, che simboleggia l’universo, formulata dalla scuola de’ letterati prendendone il concetto da’ libri classici, si trovava pure nella mente di Lao-tse. Il Tao, come abbiam veduto, è il produttore, l’ordinatore e il conservatore dell’universo, al pari del Thien, dello Shang-ti, del Thai-ki; e il «Santo» del taoismo, al pari del «Santo» del confucianesimo, è il compagno di questo lavoratore e mantenitore di tutte le cose. L’uomo perfetto, l’uomo ideale, oltre ad esser messo a pari del Cielo e della Terra,[3] è anche descritto nel Tao-té-king con le medesime qualità del Tao: si può identificare con esso, e avere un’eguale potenza. Tutti gli esseri che vengono alla vita invocano l’aiuto del «Santo»; ed egli a niuno lo rifiuta, e può dar loro ciò, di cui abbisognano. «Egli fa il bene, e non se ne prevale; compie grandi cose, e non ne trae utile»,[4] come poco sopra s’è detto del Tao.

«Il Santo è il più perfetto degli uomini, ma agli occhi degli altri sembra pieno d’imperfezioni. Non


  1. Tao-té-king, cap. xxii.
  2. Ibidem, cap. xxxv.
  3. Conf. cap. v e vii.
  4. Ibidem, cap. lxiv.
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