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liv | introduzione |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:59|3|0]]noi; non sa farsi un’idea precisa della cagione, che spinge certi uomini ad abbandonare il loro paese natio, a sopportare mille privazioni, ad esporsi a mille pericoli, per portargli una nuova dottrina religiosa, che riconosce volentieri e facilmente per bella e buona, ma che sente di poterne benissimo fare a meno. Secondo lui, ciascuno può avere quelle opinioni religiose che più gli piace, come appunto ciascuno è libero di scegliersi il colore e la forma del proprio abito: e se in ogni paese civile gli uomini devono avere una religione, è appunto perchè in ogni paese civile non è permesso d’uscire di casa senza vestito. — Le forme esterne della religione, presso le alte classi della società cinese, non sono buone che per servire di divertimento al popolo. Ad un funerale, che ebbe luogo a Pechino nel 1861 in occasione della morte di un principe della famiglia imperiale, furono invitati, per accrescere pompa alla cerimonia, i sacerdoti di tutte le religioni che si professano nella capitale: preti del Tao, Lama o sacerdoti del culto buddhico riformato, Bonzi, Mussulmani ed altri.[1]
Questa indifferenza religiosa fa la disperazione dei missionari, che cercano di propagare il Cristianesimo nell’Impero di mezzo. Il padre Huc lo confessa, e si esprime a questo propo-
- ↑ Bourboulon, Voyage en Chine et en Mongolie, p. 145.