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il giugurtino 71

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu{{padleft:122|3|0]]comportevole; specialmente ora che tutti i mutamenti dimostrano tagliamento[1], fuga e altre coso moleste e nimichevoli. E sforzarsi per niente, e per sua fatica non cercare altro che odio, si è lo stremo e l’ultimo di stoltizia[2]; se non a colui, il quale è occupato e tenuto dal disonesto[3] e pestilenzioso desiderio di ciò, che alla potenza d’alquanti grandi l’onore e la libertà sua in grazia vegna. Ma fra li altri buoni fatti, li quali per ingegno s’adoperano, principalmente è a grande utilità[4] la memoria delle veraci istorie: della cui virtù, perocchè molti n’hanno già detto, parmene da tacere; e anche perocchè non creda uomo che[5], per superbia, io medesimo, lodando il mio studio, mi voglia magnificare. Ma io credo ch’avverrà che, perocch’io m’ho deliberato di menare mia vita spartita in lutto dalla repubblica[6], a così grande e così utile fatica mia porranno nome di miseria e di pigrizia[7] coloro certo, a’quali pare grandissimo senno e bontà di salutare il popolo, e andar cercando grazia per conviti o per simiglianti cose, a poter pervenire agli onori[8].quali, se eglino penseranno in che tempo io conqui<tai e venni alle dignitadi, le quali eglino non poterono avere, e poi quali uomini siano questi che al senato sono pervenuti; eglino giudicheranno certamente che io per ragione più che per pigrizia ho mutato Io giudicio del mio animo, e che maggior bene verrà alla repubblica del mio riposo che dell’altrui operare[9]. chè io spessamente udii Quinto Massimo, Publio Scipione, e altri grandi e famosi uomini di nostra città, che erano usati di dire che, quando egli riguardavano le immagini de' loro maggiori, fortissimamente l’animo loro s’accendea a virtude: cioè non che quella cera nè quella figura avesse in sè tanto di virtù che potesse ciò fare; ma che per la memoria di lor fatti quella fiamma cresceva nel petto a tali uomini, che non si potea attutare[10] nè mancare infino a tanto che la loro virtù

  1. tagliamento qui sta per istrage, ma oggi questa voce non è da adoperare.
  2. è lo stremo e l’ultimo di stoltizia) Stremo sust. masch. per estremo è adoperato qui in senso di del più alto grado. Ultimo si prende anche qui come sust. masch. e vale il massimo grado.
  3. (cioè disonorevole).
  4. è a grande utilità) Quando la preposizione a si trova appresso al verbo essere, vale di. Il nostro autore nel Catilinario disse: L’ozio e le ricchezze, cose desiderevoli dagli altri, furono loro a carico ed a miseria.
  5. non creda uomo che ec. ) Uomo talvolta vale altri come in questo luogo} ed è maniera passata a noi dal provenzale e da usare ora con risguardo. Il Boccaccio nella nov. 7 disse: Veramente è questi così magnifico, come uom dice.
  6. la vita spartita in tutto dalla repubblica) Spartito vale diviso; e qui spartito dalla repubblica vale lontano da’ pubblici negozii.
  7. porranno nome di miseria e di pigrizia) Spesso dal nostro autore è adoperata, come qui, la voce miseria, la quale non si deve prendere in senso di sventura, di avarizia, o di povertà, ma in quello di dappocaggine; nel qual significato fu aggiunta dal p. Cesari nel suo Vocabolario con un esempio del Boccaccio, il quale non è così chiaro ed evidente come questo.
  8. andar cercando grazia per conviti o per simiglianti cose a poter pervenire agli onori) La prima cosa è da notare che per proprietà di nostra favella appresso a’ verbi andare, venire, stare, ec., invece dell’infinito si suole adoperare il gerundio. Ho proposto meco medesimo venirti mostrando; dice il Casa nel Galateo. La seconda, che spesso in vece della preposizione in si adopera per, come in questo lungo. Da ultimo nelle parole a poter pervenire agli onori, è da notare che elegantemente si suole adoperare la preposizione a nel senso di per, a fine di.
  9. e che maggior bene verrà alla repubblica del mio riposo che dell’altrui operare) Nota come sono ben composte le parti di questo costrutto, dal che viene la sua brevità e bellezza.
  10. che non si poteva attutare) Attutare vale quietare, spegnere, smorzare.
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