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il giugurtino | 101 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu{{padleft:152|3|0]]baie, era fuggito d’Affrica. A costui parlò Spurio Albiuo, il quale Io prossimo anno dopo Bestia con Q. Minucio Rufo tenea il consolato, e conformilo che, perocch’era della schiatta di Massinissa, e Giugurta da altrui odio e sua paura sia a mal passo[1], ch’egli dovesse domandare dal senato il regno di Numidia. Questo facea il consolo per disiderio di fare la guerra, e di volere muovere le cose[2] e non lasciarle invecchiare: chè a lui era diputata la provincia di Numidia, e a Minuzio Macedonia. Le quali cose poiché Massiva cominciò a trattare, e Giugurta dalli suoi amici non avendo sufficiente difeusione, perocché alcuni di loro impedia la rea coscienza, alcuni mala fama e paura; comandò a Bomilcare suo prossimano, e di cui egli massimamente si fidava, ch’egli per pregio, siccome avea fatte fare molte altre cose, ordini aguati» e faccia uccidere Massiva, e massimamente occulto: e, se così non puote, in qualunque modo sia, quello Numida uccida. Bomilcare tostamente adempiette i comandamenti del re, e per uomini artefici[3] di questi cotali fatti il suo andare e uscire, e luoghi e tempi tutti fece spiare: e poi là dove il fatto richiedea pose gli aguati. Onde uno di quegli, che a ucciderlo erano apparecchiati, subitamente, e non ben cauto, l’assalì, ed uccise: ma egli fu preso, e,molti dimandando, e specialmente Albino consolo, manifestò chi gliel’avea fatto fare. Onde Bomilcare fu riputato reo, e obbligato a pena, più per modo convenevole e buono, che per sottigliezza di ragione, per tanto, ch’egli era a compagnia di colui, ch’era venuto essendogli data la pubblica fidanza, e avea ubbidito a lui[4] Ma Giugurta, ancora che fosse manifesto ch’egli avea fatto questo male, non restò mai di sforzars1[5] contra quello ch’era la verità, fin tanto ch’egli non s’accorse che sopra la sua grazia e sopra la pecunia era l’odio di questo fatto. E, avvegnach’egli nel primo arrendimento avesse dati degli suoi amici cinquanta statichi[6], più guardando egli al regno che agli statichi, sì rimandò Bomilcare in Numidia nascosamente, dubitando che gli altri suoi popolari non temessono d’ubbidirlo, s’egli ne fosse stato punito e morto: e egli medesimo dopo pochi dì ritornò là, essendogli comandato dal senato che si dovesse partire d’Italia. Ma egli, poiché fu uscito di Roma, dicesi che, spesso riguardandola, alla perfine disse: O città vendevole[7], e che tosto dèi perire, se troverai compiatore
- ↑ sia a mal passo) Essere a mal passo vale trovarsi in pessime condizioni: e questo modo fu aggiunto al Vocabolario di Napoli con questo solo esempio.
- ↑ e di volere muovere le cose ) Muovere qui sta per ri mutare^ cambiare.
- ↑ artefice propriamente vale escrcitatord}arte qualunque; ma qui è usato figuratamente per autore, operatore.
- ↑ Onde Bomilcare ec.) Il testo lat.qui legge: Et reus magis ex aequo bonoque, quam ex jure gentium Bomilcar, Comes ejus, qui Ito* mamfide publica venerai. Intendi che Bomil care,come compagno di Giugurta,e che era venuto a Roma sotto la fede publica^ o col salvocondotto, non potea essere preso e giudicato; ma, per l’equità naturale, essendosi latto colpevole, di grave delitto, fu riputato reo, ec.
- ↑ non restò mai di sforzarsi) Restare, oltre delle altre sue significazioni, si adopera ancora in sentimento di cessare, rifinare e così è da intendere in questo luogo.Coj>i il Boccaccio: Or volesse Iddio che mai ... questa grandine non restasse.
- ↑ tatico è Io stesso che ostaggio.
- ↑ vendevole qui è lo stesso che venale; ma