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il giugurtino | 103 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu{{padleft:154|3|0]]prendere nè assediare, perocché intorno alle mura, le quali erano poste sullo stremo del prerutto[1] e quasi tagliato monte, la pianura fangosa per le acque del verno avea fatto padule[2]; pertanto Aulo, o per infingimento, acciocché aggiungesse paura al re, ovvero acciecato dallo desiderio di volere avere la terra per cagione degli tesori, portava gatti, facea vigne[3] e terrati[4], e altre cose, che al suo cominciato fossono utili, avacciava.
CAPITOLO XXIX.
Come Giugurta accrebbe la sloltia d’Aulo, e poi lo sconfisse.
Ma Giugurta, conosciuto la vanità d’Aulo e il suo poco senno, maliziosamente accrescea la sua stoltia; mandavalo umilmente pregando per ambasciadori; e egli, quasi schifando la battaglia, per luoghi e vie di boschi menava sua gente. E alla perfine commosse Aulo per speranza di venire in patti con lui, e sospinsero a ciò, che egli, lasciata Sutul, l’andasse perseguitando per nascoste regioni, mostrando egli di fuggirli innanzi; e in questo modo gli fece più nascosto il suo malo intendimento e opere che facea[5]. Chè egli dì e notte per uomini maliziosi tastava quegli dell’oste; li centurioni e gli conestabili[6] corrompea, alcuni che fuggissono, alcuni che a certo segno dato lasciassono il luogo. Le quali cose poiché l’ebbe ordinate a tutta sua volontà, nella profonda notte subitamene colla moltitudine de’ Numidi venne sopra l’oste d’Aulo. I militi romani, percossi dal disusato rumore, alcuni presono l’arme, alcuni altri si nascosono, parte confortavano gli spaventati, dubitavano in ciascun luogo: perocch’era lo sforzo de’ nemici grande[7], e ’l cielo per notte e per gli nuvoli oscurato[8], il pericolo molto dubbioso; e, se fuggire o stare fosse più sicuro, non era certo. Ma di quel numerosi quali poco di so
- ↑ prerutto è voce tolta di peso dal latino, che vale discosceso, dirupato.
- ↑ padule è lo stesso che palude; ma è meglio oggi usar palude.
- ↑ Qui era vie: consigliati dal testo latino, abbiam posto vigne.
- ↑ facea vigne e terrati) Vigna era una macchina antica da guerra, che poco differiva dal gatto: e ferrato, che è voce antica, vale riparo fatto di terra; ed oggi è a dire terrapieno.
- ↑ il suo malo intendimento e opere che facea) Si osservi questa locuzione, che ben da essa si scorge quanto vada errato alcuno odierno grammatico che dà per regola ferma e costante, che, posto l’articolo al nome che precede, debbasi porre ancora a quello che siegue; e qui si vede, e molti altri esempii se ne potrebbe arrecare in mezzo e del trecento e del cinquecento, che bene si può tralasciare, anzi è questa proprietà di nostra lingua, per la quale si tralascia l’articolo al nome che segue, ancora che sia d’altro genere.
- ↑ Il latino ha duces turmarum; e il traduttore, seguendo l'uso de’ suoi tempi, ha tradotto queste parole col vocabolo conestabili, che propriamente significava capitano di soldati.
- ↑ perocch’era lo sforzo de' nemici grande) Sforzo qui vale esercito. Appresso il Villani leggesi: Gli si fece incontro con tutto lo sforzo d'Italia.
- ↑ per gli nuvoli oscurato) Nuvolo è lo stesso che nuvola o nube: ma nuvolo e nube sono dello stile alto, nobile, poetico; e nuvola dell’umile, del famigliare, del comico. Onde non vogliamo tralasciar di avvertire i giovani che, quando noi diciamo che una voce o una locuzione è sinonima di un’altra o di più altre, non intendiamo che si possano tutte egualmente adoperare l’una in iscambio dell’altra in ogni specie di scrittura, ma si vuole andar con molto giudi-