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gita al santuario. | 195 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il dottor Antonio.djvu{{padleft:199|3|0]]spose Antonio. «Dapprima avete a sapere che la raccolta è buona soltanto ogni due anni[1], cioè che soltanto ogni due anni le piante si coprono per bene di quelle bianche palline da voi guardate; le quali, ricordatelo, non sono che una promessa di buona raccolta. Queste pallottoline restano sulla pianta da aprile o maggio in cui si formano, fino al gennajo seguente in cui si raccolgono; e siccome sono di natura delicatissima, soggette ad essere danneggiate del pari da estremi di qualunque sorta, dal caldo come dal freddo, dal secco, dalla pioggia, o dal vento, potete facilmente immaginare i pericoli e le perdite cui vanno incontro durante questo lungo intervallo di otto o nove mesi. Aggiungete che la coltivazione dell’olivo è costosa. La pianta ha bisogno almeno ogni quattro anni di un concime particolare costosissimo e in abbondanza; il quale concime consiste in stracci di lana e corna e ugne di bestiame. Aggiungete che in certe stagioni bisogna scavar la terra intorno a ogni albero per dar aria alle radici; che que’ muricciuoli, o cinte delle terrazze che sostengono il terreno nei nostri distretti montuosi, esigono continuamente ristauri; e aggiungete per colmo che il costo della raccolta del frutto e della fattura dell’olio si calcola essere il venticinque per cento del prodotto netto. Tutto questo considerato, cesserete, credo, di far le maraviglie come questo ricco prodotto dia soltanto una rendita povera.»
Lungi dall’acconsentire alla spiegazione del Dottore, sir John scosse il capo, quasi per dire: bisogna che ci sia in qualche parte mala amministrazione. Ma siccome allora erano giunti in vista delle due torri scure, coperte di edera, dominanti l’ingresso della città, la conversazione prese altro giro.
— «Molti terribili assalti di Saracini qui furono sostenuti e respinti con prodezza,» osservò il Dottore, mentre ajutava i suoi compagni a scendere. «Anche in un’epoca comparativamente recente, questa Riviera è stata infestata dai Corsari barbareschi. Profittando dello stato delle coste indifese e della mancanza di facili comunicazioni tra città e città, sbarcavano in un dato punto; e prima che si potesse aver ajuto da altre parti, soddisfacevano l’unica loro passione, il saccheggio. Sì, davvero,» continuò Antonio rispondendo alla tacita maraviglia espressa negli occhi di
- ↑ Il testo inglese ha ogni tre anni; ma la raccolta avvicendandosi invece, bene o male, ogni due, l’Autore mi autorizza a questa mutazione.