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il palato assapora ciò che si deve mangiare.
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Proponiamoci la dirittura, Giudichiamo fra noi che cosa sia bene.
5 Conciossiachè Giobbe abbia detto: Io son giusto; Iddio mi ha tolta la mia ragione.
6 Mentirei io intorno alla mia ragione? La saetta, con la quale son ferito, è dolorosissima, Senza che vi sia misfatto in me.
7 Quale è l’uomo simile a Giobbe, Che beve lo scherno come acqua?
8 E che cammina in compagnia con gli operatori d’iniquità, E va con gli uomini empi?
9 Perciocchè egli ha detto: L’uomo non fa niun profitto Di rendersi grato a Dio.
10 Perciò, uomini di senno, ascoltatemi; Tolga Iddio che vi sia empietà in Dio, O perversità nell’Onnipotente.
11 Perciocchè egli rende all’uomo secondo l’opera sua, E fa trovare a ciascuno secondo la sua via.
12 Sì veramente Iddio non opera empiamente, E l’Onnipotente non perverte la ragione.
13 Chi gli ha commesso il governo della terra? E chi gli ha imposta la cura del mondo tutto intiero?
14 Se egli ponesse mente all’uomo, Egli ritrarrebbe a sè il suo alito, ed il suo soffio;
15 Ogni carne insieme trapasserebbe, E l’uomo ritornerebbe nella polvere.
16 Se pur tu hai del senno, ascolta questo; Porgi l’orecchio alla voce de’ miei ragionamenti.
17 Di vero, colui che odia la dirittura signoreggerebbe egli? E condannerai tu colui che è sommamente giusto?
18 Direbbesi egli ad un re: Scellerato? E a’ principi: Empio?
19 Quanto meno a colui che non ha riguardo alla qualità de’ principi, Ed appo cui non è riconosciuto il possente, Per essere antiposto al povero, Perchè essi tutti sono opera delle sue mani?
20 Essi muoiono in un momento, E di mezza notte tutto un popolo è conquassato, e perisce; E il potente è tolto via senza opera di mani.
21 Perciocchè gli occhi suoi son sopra le vie dell’uomo, Ed egli vede tutti i passi di esso.
22 Non vi è oscurità, nè ombra di morte alcuna, Ove si possan nascondere gli operatori d’iniquità.
23 Perciocchè Iddio non ha più riguardo all’uomo, Quando esso è per venire in giudicio davanti a lui.
24 Egli fiacca i possenti incomprensibilmente, E ne costituisce altri in luogo loro.
25 Perciò, conoscendo egli le opere loro, Nel girar d’una notte son fiaccati,
26 Egli li sbatte come empi, In luogo di molti spettatori;
27 Perciocchè si son rivolti indietro da lui, E non hanno considerate tutte le sue vie;
28 Facendo pervenire infino a lui il grido del povero, E facendogli udire lo strido degli afflitti.
29 Se egli rimanda in pace, chi condannerà? E se nasconde la sua faccia, chi lo riguarderà? O sia una nazione intiera, o un uomo solo;
30 Acciocchè l’uomo profano non regni più, E che il popolo non sia più tenuto ne’ lacci.
31 Certo ei ti si conveniva indirizzarti a Dio, dicendo: Io ho portato la pena; io non peccherò più.
32 Se vi è alcuna cosa, oltre a ciò che io veggo, mostramelo; Se io ho operato perversamente, io non continuerò più.
33 Vorresti tu, ch’egli ti facesse la retribuzione di ciò ch’è proceduto da te? Sei tu che rifiuti ed eleggi, non già io; Di’ pure ciò che tu sai.
34 Gli uomini di senno diranno meco, E l’uomo savio mi acconsentirà,
35 Che Giobbe non parla con conoscimento, E che le sue parole non sono con intendimento.
36 O padre mio, sia pur Giobbe provato infino all’ultimo, Per cagione delle sue repliche, simili a quelle degli uomini iniqui.
37 Perciocchè altrimenti egli aggiungerà misfatto al suo peccato, Si batterà a palme fra noi, E moltiplicherà le parole sue contro a Dio.
2 Hai tu stimato che ciò convenga alla ragione, Della quale tu hai detto: La mia giustizia è da Dio,
3 Di dire: Che mi gioverà ella? Che profitto ne avrò più che del mio peccato?
4 Io ti risponderò, Ed a’ tuoi compagni teco.
5 Riguarda i cieli, e vedi; E mira le nuvole, quanto sono più alte di te.
6 Se tu pecchi, che cosa opererai tu contro
Gen. 18. 25. Rom. 9. 14. Rom. 2. 6. Apoc. 22. 12. Sal. 104. 29. «« Deut. 10. 17.
Fat. 10. U. 1 Pie. 1. 17. Sal. 34. 15. Prov. 15. :i. / Amos 9. 2, .S. Eb. 4. 13. Es. 22. 2; .
Giac. 5. 4.