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libro secondo 35

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150E mal si regge alle cadute il braccio;
Nè fretta il punga, o cura altra maggiore.
  Qual uom, qual Dio propizio all’uman seme
La remota virtù, l’arte comprese,
Per cui delle tenaci aride glebe
155Con solerte lavor partendo i seni,
Germini il suol, che sterile deserto
Saria non culto, e d’ogni frutto ignudo?
Poscia che a miglior ciclo i passi torse
Pallade, e seco nell’Italia addusse
160La greca sapïenza, e il prisco onore,
Primo e sol fu nel Lazio il Roman Vate 4
Che dotto dalle Muse in Elicona,
A fianco di Sofia gli altrui contesi
Arcani di natura, e la temuta
165Strada del vero oltre il mortal costume
Trascorse ardito, e le cagioni svolse,
E i lavori, e gli effetti onde il creato
Di terror labirinto, e di misterj
Parve dapprima. Il non timido sguardo
170Questi alle mura alzò del firmamento
Nobile spirto, e il fulmine trilingue
Rapì al tonante, e lo trattò con mano,
E ad esame il soppose, e sotto il piede
La paurosa e di delitti madre
175Superstizione vincitor conquise.

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