< Pagina:La coltivazione degli olivi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
38 degli ulivi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La coltivazione degli olivi.djvu{{padleft:49|3|0]]

A ricevere in se l’estremo freddo,
E il caldo estremo a perder le radici
230Tenere ancora: e disse esser migliore
Divisamento, abbandonar gli ulivi
Siccome selva a sua fortuna in preda; 7
Ma chiara esperïenza or noi fe’ scorti
Che la cosa è altrimenti, e che più saldo
235Ed intatto il terren vieppiù resiste
Bensì al poter d’illiberali influssi,
Ma più il caldo ritiene, e il gel, qualora
Entro ve li abbia, e ne consuma i germi.
Quindi non lievi piogge, e non benigne
240Madide aurette di vapori mille,
Concederanno alla non smossa terra,
E quindi ai germi alcun ristauro, e quella
Che la notte discende, o che trasuda
Dalla terra medesma util rugiada:
245Quella che sovra i fior cadendo imperla,
E che ne solve i calici odorati,
E l’erbe tutte onde si veste il mondo
D’un aerea lanugine coprendo
Di sua freschezza riconforta, e abbella.
250Fermo dunque ai lavor, questi abbian loco
Tre e quattro volte l’anno, e non inciampi
Tua mente in tale error che i men accorti
Con molto danno in ogni età sedusse.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.