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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La regina delle tenebre.djvu{{padleft:83|3|0]] e sul braccio portando una nicchia di legno e vetro con entro una statuetta del Santo. E andava pei villaggi, chiedendo la santa elemosina.

Le pie donne del Nuorese davano danari, cera, lana, frumento: in Barbagia le bisaccie venivano colmate di noci, fagiuoli, castagne: in altri luoghi i devoti offrivano formaggi, olio, miele, bestiame. Tutta questa roba si vendeva, e così ogni anno aumentavano le ricchezze del Santo, i suoi terreni ed i suoi armenti.

I due servi ascoltavano a bocca aperta, specialmente Ghisparru.

— E a voi cosa vi danno?

— A me? nulla, — disse il custode. — Vivo dell’elemosina speciale che i pellegrini e i devoti mi fanno. —

I due si guardarono: poi trassero ciascuno una monetina, e gliela porsero.

— Una per me, una per il Santo, — disse il vecchio, baciando le monete.

— Come vi chiamate? Non avete figli?

— Chi non ha moglie non ha figli. Io mi chiamo Juanne Battista, (si fece il segno della croce), figlio di Dio e di Sant’Antonio[1]. E voi chi siete? Dove andate?

  1. Bastardo.
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