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Ma sì bene: al secondo io diedi il primo;
Al secondo, che proprio è fra le donne
Quello che fra gli augei l’unico intero.
  Gretta di’ la sciarada, ove arieggi
695Troppo l’un membro all’altro, ovvero al corpo,
E trovar di tai motti è merto lieve.
Dalla parte del conte d’Almaviva
A Rosina leggiadro mazzolino
Testè recando, o Figaro, dicesti:
700Olezza l’un, l’altro l’uom veste, e viene
Dal primiero l’inter, pegno sovente
Di corrisposto amor; ma, se la sbarra
A sì fatti vocaboli disserri,
Poca varietà l’enimma acquista,
705Tu poca gloria, sì stivato e umile
Vedrai di voci popolo all’entrata.
  L’enimma tuo lungo non sia, nè, a guisa
Delle similitudini d’Omero,
Strascichi dopo sè coda prolissa
710D’episodica ciarla, che soverchia
Gli utili cenni, e per lo ciuffo quasi
Par che voglia afferrar l’occasione
Stranieri d’inserir distico o strofa:
Sì, di Rosina tu buon confidente,
715Anche in ciò, a parer mio, talor difetti.
La regola, che indíce all’epigramma
Corpicciuolo minuto, adatta viene
Alla sciarada pur; chè qualche volta
Fassi epigramma la sciarada anch’essa,
720Or tenero, or galante, or d’acre aceto
Cosparso; e nel tuo lepido volume,
Siracusano Epigrammista[1], ch’oggi
Di quella veste l’Aquinate ammanti
Onde un giorno ammantasti il Venosino,
725A Frine dici: il mio primier te chiama,

  1. Tommaso Gargallo
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