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XLVII.
Lotto Aldrovandi, e Campanon Ringhiera
Gridavano ambidue: Canaglia matta,
Lasciate quella Secchia ove prim’era;
380O la bestialità vi sarà tratta.
Fatevi innanzi voi, disse il Foschiera;
Notate la consegna che v’è fatta.
E ’n questo dire, un manrovescio lascia,
384E taglia a Campanone una ganascia.
XLVIII.
Non fu rapita mai con più fatica
Elena bella al tempo di Sadocco,19
Nè combattuta Aristoclea pudica,20
388Al par di quella Secchia da un baiocco.
Passata a Calatran fu la lorica,
Sicchè nel ventre penetrò lo stocco,
D’un fiero colpo di Carlon Cartari,
392Falciatore sovran de’ macellari.
XLIX.
Rolandino ferì d’un soprammano
Napulion di Fazio Malvasia;
Ed egli a lui storpiò la manca mano
396Con una daga che brandita avia.
Se di Manfredi un poco più lontano
Era il soccorso, alcun non ne fuggia.
Restò ferito quel della Balugola,
400E del tanto gridar gli cadde l’ugola.
L.
Manfredi in sulla porta i suoi raccoglie,
E l’inimico stuol frena e reprime;
E poichè dal periglio si discioglie,
404Torna, e ripassa il Ren sull’orme prime:
Nè potendo mostrar più degne spoglie,
In atto di trofeo leva sublime
Sopra una lancia l’acquistata Secchia,
408Che presentarla al Potta s’apparecchia;