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QUINTO 85

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XLIII.


Rimini vien colla bandiera sesta:
  Guida mille cavalli e mille fanti
  Il secondo figliuol del Malatesta;14
  348Esempio noto agl’infelici amanti.
  Il giovinetto nella faccia mesta
  E ne’ pallidi suoi vaghi sembianti
  Porta quasi scolpita o figurata
  352La fiamma che l’ardea per la cognata.

XLIV.


Halli donata al dipartir Francesca
  L’aurea catena a cui la spada appende.
  La va mirando il misero, e rinfresca
  356Quel foco ognor, che l’anima gli accende.
  Quanto cerca fuggir, tanto s’invesca;
  E ’l suo cieco furore in van riprende;
  Che già sulla ragione è fatto donno,
  360Nè distornarlo omai consigli il ponno.

XLV.


Perchè, donna, dicea, di questo core,
  Legarmi di tua man di più catene?
  Non stringevano assai quelle onde Amore
  364Delle bellezze tue preso mi tiene?
  Ma tu forse notasti il mio furore,
  Dissimulando il mal che da te viene:
  Furore è il mio, non nego il mio difetto;
  368Ma mi traesti tu dell’intelletto.

XLVI.


Tu co’ begli occhi tuoi speranza desti
  Alla fiamma d’amor viva e cocente,
  Che sfavillar da questi miei scorgesti,
  372E chiederti pietà del cor languente.
  Ma, lasso! che vo io torcendo in questi
  Vani pensier l’innamorata mente,
  E sinistrando15 il caro pegno amato
  376Che da sì nobil petto in don m’è dato?

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