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498 | indice del volume primo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:525|3|0]]
Portogruaro del dotto Padre Pendola, e del brillante Raimondo di Venchiaredo mi mette in maggior pensiero Pag. 261
Cap. VII. — Contiene il panegirico del Padre Pendola e del suo alunno. — Due matrimonii andati in fumo senza un perchè. — La Contessa Clara e sua madre si trapiantano a Venezia, dove le segue il dottor Lucilio, e diventa assai famigliare della Legazion Francese. — Perchè io mi stancassi della Pisana, e mi mettessi a vagheggiare tutto il bel sesso dei dintorni: perchè finissi col vagheggiare la Giurisprudenza all’Università di Padova, dove rimasi fino all’Agosto del 1792 odorando da lontano la Rivoluzione di Francia 310
Cap. VIII. — Nel quale si discorre delle prime rivoluzioni italiane, dei costumi della scolaresca padovana, del mio ritorno a Fratta, e della cresciuta gelosia per Giulio Del Ponte. Come i morti possano consolare i vivi, ed i furbi convertire gl’innocenti. Il padre Pendola affida la mia innocenza all’avvocato Ormenta di Padova. Ma non è oro tutto quello che luce. 357
Cap. IX. — L’amico Amilcare disfà la conversione del Padre Pendola, e mi rimette allo studio della filosofia. — Passo per Venezia ove Lucilio seguita ad insidiare la tranquillità della Repubblica e la pace della Contessa di Fratta. — Mia eroica rinunzia a favore di Giulio Del Ponte. — Un viluppo di strane vicende intorno al 1794 dà in mia mano la cancelleria della giurisdizione di Fratta, ove comincio col prestare segnalati servigi. 409
Cap. X. — Carlino cancelliere, ovvero l’Età dell’Oro. — Come al principiare del 1796 si giudicasse al Castro di Fratta il general Bonaparte. — La Repubblica democratica a Portogruaro e al castello di Fratta. — Mio mirabile dialogo col gran liberatore. — Ho finalmente la certezza che mio padre non è nè morto nè turco. — La Contessa m’invita da parte sua a raggiungerlo a Venezia. 456