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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:31|3|0]] Fu molto stimolato dalla carne[1], e per lo gran dispiacere che ne sentiva, alle volte desiderava esser di pietra. Si tenne quanto potè, e fece sì, che giunto presso a’ quarant’anni, visse castissimo: cum adhuc satis haberet caloris, & virium, com’esso[2] scrive.
Levavasi ordinariamente a mezza notte[3] e diceva il Mattutino, e poi si dava agli studi; ch’erano, come scrive, le sue ore migliori. E per questo usava tenere tutta la notte il lume acceso.
Cominciò di 25. anni ad esser canuto[4]; e due volte l’anno, cioè di primavera, e d’autunno, si traeva sangue[5]; Era inclinato all’ira[6], ed allo sdegno, le quali cose a lui, e non ad altri nocevano: imperocchè nissuno offendeva, e tosto si mitigava.
Fu verso gli amici, ed altri molto benigno, e non mancò accomodarli, quando potè, di danari, e favori, come diremo del Boccaccio, e d’altri; e teneva loro la casa aperta; e mal volentieri, e rade volte mangiava solo[7]. Amava la solitudine più che la frequenza, e per questo fuggiva le corti, nelle quali dice[8] che non istette mai per accomodarsi a’ signori, ma quei più tosto a lui s’accomodavano.
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