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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:105|3|0]] cose di che la mente umana non è capace, e non si posson dimostrare per nessuno esemplo naturale; e ti pare avere fatto miraculi quando tu ha guasto una opera d’alcuno ingegnio speculativo; e non t’avvedi che tu cadi nel medesimo errore che fa quello che denuda là pianta dell’ornamento de’ sua rami, pieni di fronde miste colli odoriferi fiori e frutti sopra, e dimostra in quella pianta esser da fare di inude tavole.

Come fece Giustino, abbreviator delle Storie scritte da Troco Pompeo[1] (il quale scrisse ornatamente tutti li eccellenti fatti delli sua antichi, li quali eran pieni di mirabilissimi ornamenti), e così compose una cosa inuda, ma sol degnia d’ingegni impazienti, li quali pare lor perder tanto di tempo, quant’è quello che è adoperato utilmente, cioè nelli studi delle opere di natura e delle cose umane.

Ma stieno questi tali in compagnia delle bestie, e li lor cortigiani sien cani e altri animali pien di rapina e accompagninsi con lor; correndo sempre dietro a chi fugge, seguitano l’innocenti animali che, con la fame, alli tempi delle gran nevi, ti vengano alle case, dimandanti limosina, come a lor tutore.

E se tu se’, come tu ài iscritto, il re delli animali (ma meglio dirai dicendo re delle bestie, es-

  1. Marcio Iuniano (Iustinus), storico vivente prima del sec. V d. C, ridusse l’opera di Trogus Pompeius (storico dell’età d’Augusto) intitolata Historiarum Philippicarum libri XLIV. Quest’opera è andata perduta. Justinus fece il sommario di ciascun libro e lo corredò della scelta dei più bei passi tolti dall’originale.
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