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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:142|3|0]] tate, sanza dubbio esso resterà con istupenda admirazione e gaudio incomparabile e superiore a tutti l'altri sensi.

Ma della Poesia, la quale s’abbia a stendere alla figurazione d’una perfetta bellezza, co’ la figurazione particolare di ciascuna parte, della quale si compone in Pittura la predetta armonia, non ne risulta altra grazia, che si facessi a far sentir nella musica ciascuna voce per sè sola in vari tempi, delle quali non si comporrebbe alcun concento, come se volessimo mostrare un volto a parte a parte, sempre ricoprendo quelle che prima si mostrarno, delle quali dimostrazioni l’oblivione non lascia comporre alcuna proporzionalità d’armonia, perchè l’occhio non le abbraccia co’ la sua virtù visiva a un medesimo tempo[1].

Disputa del poeta e del pittore.

Dice il poeta che la sua scienzia è invenzione e misura, e questo è il semplice corpo di Poesia: invenzione di materia e misura nei versi; e che ei si veste poi di tutte le scienzie. Al quale risponde il pittore d’avere li medesimi obblighi nella scienzia di Pittura, cioè invenzione e misura; invenzione

  1. Seguendo idee simili anche il Lessing nel suo Laocoonte censura la descrizione ariostea delle bellezze d’Alcina, e l’omerica dello scudo d’Achille.
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