Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
145 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:149|3|0]] la Pittura non manca in parte alcuna. Le prospettive delli scultori[1] non paiano niente vere; quelle del pittore paiano a centinara di miglia di là dall’opera. La prospettiva aerea è lontana dalla loro opera; non possano figurare i corpi trasparenti, non possano figurare i luminosi, non linee reflesse, non corpi lucidi come specchi e simil cose lustranti, non nebbie, non tempi oscuri e infinite cose che non si dicano per non tediare.
Ciò ch’ell’ha è che l’è più resistente al tempo, benchè ha simile resistenza la pittura fatta sopra rame grosso coperto di smalto bianco, e sopra quello dipinto con colori di smalto, e rimesso in foco, e fatto cocere. Questa per eternità avanza la scoltura. Potran dire[2] che dove fanno uno errore non esser facile il racconciare. Questo è tristo argomento: a volere provare che una ismemorataggine irremediabile faccia l’opera più degna! Ma io dirò bene che lo ingegnio del maestro fia più difficile a racconciare, che fa simili errori[3], che non è racconciare l’opera da quello guasta. Noi sappiamo bene che quello che sarà pratico e bono non farà simili errori, anzi con bone regole andrà levando tanto poco per volta, che ben conducerà sua opera. Ancora: lo scoltore, se fa di terra o cera, può levare e porre, e quand’è terminata, con facilità si gitta di bronzo, e questa è l’ultima operazione e la più premanente