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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:183|3|0]] torna nel letto donde prima si tolse; ma fa le opere tue simili a quell’aria che ne’ tempi caldi tira gli uomini de li lor letti, e gli ritiene con dilettazione a possedere lo estivo fresco. E non voler essere prima pratico che dotto, e che l’avarizia vinca la gloria, che di tal arte meritamente s’acquista.

Non vedi tu che in fra le umane bellezze il viso bellissimo ferma li viandanti, e non gli loro ricchi ornamenti? e questo dico a te che con oro od altri ricchi fregi adorni le tue figure. Non vedi tu isplendenti bellezze della gioventù diminuire di loro eccellenza per li eccessivi e troppo culti ornamenti? non hai tu visto le montanare involte negl’inculti e poveri panni acquistare maggior bellezza che quelle che sono ornate?

Non usare le affettate conciature o capellature di teste, dov’appresso de li goffi cervelli un sol capello posto più d’un lato che da l’altro, colui che lo tiene se ne promette[1] grand’infamia, credendo che li circostanti abbandonino ogni lor primo pensiero e solo di quel parlino e solo quello riprendino; e questi tali han sempre per lor consigliero lo specchio e il pettine, e il vento è loro capital nemico, sconciatore de li azzimati capegli.

Fa tu adonque alle tue teste li capegli scherzare insieme col finto vento intorno alli giovanili volti e con diverso revoltare graziosamente ornargli, e non far come quelli che gli ’npiastrano con colle e fanno parere e visi[2] come se fussino invetriati;

  1. Ne crede avere.
  2. I visi.
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