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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:194|3|0]] moto dell’irato, del dolore, de la paura, del spavento subito, del pianto, della fuga, del desiderio, del comandare, della pigrizia, e della sollecitudine e simili[1].
Del ridere e piangere.
Non farai il viso de chi piange con equali movimenti di quel che ride, perchè spesso si somigliano, e perchè il vero modo si è di variare, sì com’è variato l’accidente del pianto da l’accidente del riso, imperochè per piangere le ciglia e la bocca si varian nelle cause del pianto, perchè alcuno piange con ira, alcuno con paura, e alcuni per tenerezza e allegrezza, alcuni per sospetto, e alcuni per doglia e tormento, e alcuni per pietà e dolore delli parenti o amici persi, de li quai pianti alcuno si dimostra disperato, alcuno mediocre, alcuni solo lacrimosi, e alcuni gridano, alcuni col viso verso al cielo e co’ le mani in basso, avendo le dita di quelle insieme tessute; altri timorosi, co’ le spalle innalzate agli orecchi; e così seggono secondo le predette cause. Quel che versa ’l pianto alza le ciglia nelle loro gionture e le stringe insieme, e compone grinze disopra e in mezzo[2]; li canti della bocca in basso[3]; e colui che ride gli ha alti, e le ciglia aperte e spaziose.