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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:221|3|0]] loro debolissime e quasi insensibili ombre, non istimando el loro rilievo. E in questo errore sono e belli parlatori sanza alcuna sentenzia.


Grandissima grazia d’ombre e di lumi s’aggionge alli visi di quelli che sedeno sulle porte di quelle abitazioni che sono scure, e che li occhi del suo risguardatore vede la parte ombrosa di tal viso essere oscurata dalle ombre della predetta abitazione, e vede la parte aluminata del medesimo viso aggionto la chiarezza che li dà lo splendore de l’aria; per la quale aumentazione d’ombre e lumi ’l viso ha gran rilevo, e nella parte alluminata l’ombre quasi insensibili, e nella parte ombrosa li lumi quasi insensibili. E di questa tale rappresentazione e aumentazione d’ombre e di lumi il viso acquista bellezza[1].


Dell’ombre de’ visi che, passando per le strade molli, non paiono compagne delle loro incarnazioni.

Quello che si dimanda[2] accade che spesse volte un viso fia colorito o bianco e l’ombre gialleggiaranno.

E questo accade che le strade bagnate più gialleggiano che l’asciutte, e che le parte del viso

  1. L. B. Alberti, Della Pittura e della Statua, cit., a pag. 54, dice: ... in quella faccia, nella quale le superfice saranno di maniera congiunte insieme che i dolci lumi si convertino a poco a poco in ombre soavi, e non vi saranno alcune asprezze di angoli, questa chiameremo noi a ragione faccia bella e che ha venustà.
  2. Il piccolo quesito qui proposto così si spiega.
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