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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:241|3|0]] altri, colle man giunte e le dita insieme tessute, morde, e con sanguinosi morsi quelle divoravan, piegandosi col petto alle ginocchia per lo immenso e insopportabile dolore.
Vedeansi li armenti delli animali, come cavalli buoi, capre, pecore, esser già attorniate delle acque e essere restate in isola nelle alte cime de’ monti, già restrigniersi insieme, e quelli del mezzo elevarsi in alto, e camminare sopra delli altri, e fare infra loro gran zuffe, de’ quali assai ne morivan per carestia di cibo.
E già li uccelli si posavan sopra li omini e altri animali, non trovando più terra scoperta che non fussi occupata da’ viventi; già la fame, ministra della morte, avea tolto la vita a gran parte delli animali, quando li corpi morti già levificati si levavano dal fondo delle profonde acque e surgevano in alto, e in fralle combattenti onde, sopra le quali si sbattevano Tun nell’altro, e, come palle piene di vento, risaltavan indirieto dal sito della lor percussione, questi[1] si facevan basa de’ predetti morti. E sopra queste maladizioni si vedea l’aria coperta di oscuri nuvoli, divisi dalli serpeggianti moti delle infuriate saette del cielo, alluminando or qua or là in fralla oscurità delle tenebre.
- ↑ Gli uccelli.