< Pagina:Leonardo prosatore.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
292

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:296|3|0]]

Ora, dopo tale desinare, questi commensari si partirono tutti e tre di compagnia; e dopo alquanto di viaggio, trovati un fiume di bona larghezza e profondità, essendo tutti e tre a piedi (i frati per povertà e l’altro per avarizia), fu necessario, per l’uso della compagnia, che uno de’ frati, essendo discalzi, passasse sopra i suoi omeri esso mercantuolo: onde datoli il frate a serbo i zoccoli, si caricò di tale omo.

Onde accade che, trovandosi esso frate in mezzo del fiume, esso ancora si ricordò de la sua regola; e fermatosi, a uso di San Cristofano,[1] alzò la testa inverso quello che l’aggravava, e dissi: — Dimmi un poco, hai tu nissun dinaro addosso? — Ben sai, rispose questo, come credete voi che mia pari mercatanti andassi altrementi attorno? — Ohimè ! disse il frate, la nostra regola vieta che noi non possiamo portare danari addosso; — e sùbito lo gettò nell’acqua. La qual cosa conosciuta dal mercatante, facetamente la già fatta ingiuria essere vendicata, con piacevole riso, pacificamente, mezzo arrossito per vergogna, la vendetta sopportò.


Di un pittore ad un prete. — Andando un prete per la sua parrocchia il sabato santo, dando, com’è usanza, l’acqua benedetta per le case, capitò nella stanza d’un pittore, dove spargendo essa acqua sopra alcuna sua pittura, esso pittore, voltosi indirieto, alquanto scrucciato, disse, perchè facessi tale

  1. L’iconografia cristiana rappresentò sempre S. Cristofano, martire della Licia, in proporzioni gigantesche e in atto di guadare un fiume portando sulle spalle Gesù bambino.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.