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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:358|3|0]] il Piacere[1], o l’altra che illustra quello dell’Invidia che cavalca la Morte[2].

Appare chiaro da quei passi (ch’io nn cito per brevità), come la preoccupazione di Leonardo fosse tutta nel rendere il simbolo, per mezzo di attributi non comuni, il più compiuto che fosse possibile: le riflessioni che lo conducono a a ciò sono riflessioni di moralista, e non contengono il più lontano accenno a fatti particolari, e molto meno a fatti politici.

Non so neppure trovare come, poi, si possa far simbolo «dell’abile politica del Moro che assicurava a Galeazzo e a Isabella la libertà minacciata da nemici esterni o interni»[3], la figurina d’un cacciatore che, accompagnato da un cane, lancia il falcone per impadronirsi d’un uccello che vola libero ancora per poco. Lo schizzo è così dal Vinci stesso commentato «Corta libertà»[4].

E molto meno so trovare come possa riferirsi alla condotta del Moro quest’altra allegoria:

«Il calderigio (cardellino) dà il tortomaglio (titimaglio, pianta della specie dell’euforbio, velenosa), ai figlioli in gabbia. Prima morte che perdere libertà»[5].

Tralascio, per abbreviare, osservazioni più minute, tutte dello stesso genere, per parlare di alcuni disegni anepigrafi che hanno messo a dura prova la curiosità di parecchi.

Nella Royal Library di Windsor è conservato un bel disegno a sanguigna di Leonardo[6]. Una barca, solcando un mare parecchio mosso, ha lasciato ormai lontano una riva 1

  1. Id. ib. I, 19.
  2. Id. ib. I, 18. Vedila in questo volume a pag. 309-10.
  3. E. Solmi, op. cit.
  4. H., 63 v.
  5. Ibidem.
  6. Riprodotto in fac-simile dal Braun, Dessins de Lèonard, Paris, s. d. 1., tav. 17; e da B. Berenson, The drawings of the fiorentine painters, London, Murray, 1903, plate CXXII. Stampato anche dal Müntuz, Léonard, Paris, Hachette, 1899, p. 305.
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