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Ancora:

V'è un passo a p. 114 del Solmi che incomincia: «Esempio della saetta fra’ nuvoli» e continua parlando... d’un fossile colossale! Se non che il bel passo è interrotto: ne dovete cercare la continuazione a pag. 148! e questo solo frammento monco è stato riportato dal Beltrami (p. 86). Ricomposto pietosamente all’ammirazione dei lettori, l’ho fatto seguire dalle tre redazioni del Codice Atlantico che evidentemente si riconnettono con esso.

Qui m’arresto a dire non perchè l’argomento manchi, ma perchè mi pare d’aver detto abbastanza.

Aggiungerò solo qualcosa intorno al criterio direttivo di questa nuova scelta di passi vinciani.

Mentre i volumetti precedenti e anche il costoso zibaldone del Richter[1] tentano di organare frammenti per dare al pubblico una pallida idea dell’immenso sapere leonardesco, questa raccolta ha un diverso scopo: quello di dare le linee essenziali della prosa leonardesca, insigne non solo per gagliardia di pensiero, ma per meditata coscienza d’arte e nativa forza d’eloquio.

Essa, che potrà essere migliorata in successive edizioni dietro la scorta della tanto invocata Edizione Nazionale, vuole non solo togliere all’Italia la vergogna di divulgare sotto il nome di Leonardo periodi in cui manca soltanto (piccola cosa!) il senso comune, ma additare all’ammirazione e allo studio del lettore i passi più belli e più originali della prosa leonardesca, che resterà, sì, come monumento del suo sapere scientifico maraviglioso per quei tempi, e come testimonianza interessante della sua vita di pittore, ma anche e più come uno degli esempi più belli di prosa, a lato della prosa del Principe.

Agli storici della scienza il compito di studiare negli scritti del Vinci fino a che punto il pensiero suo abbia precorso il pensiero scientifico moderno, agli storici della precettistica delle arti figurative il valutare quale sia il posto

  1. The literary works of Leonardo da Vinci, by J. P. Richter, London, 1883, 2 voll.
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