< Pagina:Leonardo prosatore.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
94

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo prosatore.djvu{{padleft:98|3|0]]

E se li nichi fussino stati portati dal torbido Diluvio, essi si sarien misti separatamente l’un daldall’altro infra ’l fango, e non con ordinati gradi a suoli, come alli nostri tempi si vede.


Su un fossile colossale.

I.


Oh quante volte furono vedute le ispaurite schiere de’ dalfini e de’ gran tonni fugire da l’impia tua furia, o tu che col veloce trarre l’ali e colla forcielluta coda fulminando generavi nel mare subita tempesta con gran busso e sommersione di navili con grande ondamento, empiendo li scoperti liti delli impauriti e sbigottiti pesci, [che], togliendosi a te — per il lasciato mare rimasi in secco — divenivano superchia e abondante preda de’ vicini popoli!

O tempo, veloce predatore delle create cose, quanti re, quanti popoli hai tu disfatti, e quante mutazioni di stati e vari casi sono seguiti, dopochè la maravigliosa forma di questo pesce qui mori per le cavernose e ritorte interiora[1]. Ora, disfatto dal tempo, paziente giaci in questo chiuso loco; colle spolpate e ignude ossa hai fatto armadura e sostegnio al soprapposto monte!


II.


Oh quante volte fusti tu veduto in fra l’onde del gonfiato e grande oceano, col setoluto e nero dosso, a guisa di montagna e con grave e superbo andamento!

  1. Del monte?
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.