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E se li nichi fussino stati portati dal torbido Diluvio, essi si sarien misti separatamente l’un daldall’altro infra ’l fango, e non con ordinati gradi a suoli, come alli nostri tempi si vede.
Su un fossile colossale.
I.
Oh quante volte furono vedute le ispaurite schiere de’ dalfini e de’ gran tonni fugire da l’impia tua furia, o tu che col veloce trarre l’ali e colla forcielluta coda fulminando generavi nel mare subita tempesta con gran busso e sommersione di navili con grande ondamento, empiendo li scoperti liti delli impauriti e sbigottiti pesci, [che], togliendosi a te — per il lasciato mare rimasi in secco — divenivano superchia e abondante preda de’ vicini popoli!
O tempo, veloce predatore delle create cose, quanti re, quanti popoli hai tu disfatti, e quante mutazioni di stati e vari casi sono seguiti, dopochè la maravigliosa forma di questo pesce qui mori per le cavernose e ritorte interiora[1]. Ora, disfatto dal tempo, paziente giaci in questo chiuso loco; colle spolpate e ignude ossa hai fatto armadura e sostegnio al soprapposto monte!
II.
Oh quante volte fusti tu veduto in fra l’onde del gonfiato e grande oceano, col setoluto e nero dosso, a guisa di montagna e con grave e superbo andamento!
- ↑ Del monte?