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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Liguria abitanti primordiali.djvu{{padleft:31|3|0]]lungo il loro versante meridionale, ove scevra da ogni commistione, forse da ogni contatto, rimane ancora la stirpe delle Arene Candide[1].
Finalmente ben altri invasori ormai padroni delle pianure padane si affacciano ai valichi alpestri della Liguria; son legioni compatte e disciplinate che portano l’aquila per insegna e obbediscono a capi prudenti e valorosi. Procedono lenti ma sicuri, e nel paese conquistato aprono strade, gettano ponti stabiliscono colonie; provvedono così a perpetuare il loro dominio.
I Liguri sostengono una lotta disperata, feroce contro il potente aggressore, difendono palmo a palmo ogni valle, ogni rupe, ogni sentiero. Pugnano gli uomini, le donne, i fanciulli. Ma tutto è inutile; vinti, dispersi, cacciati di covo in covo, soccombono o si sottomettono imprecando all’odiosa signoria.
È probabile che qualche tribù scampata all’eccidio e insofferente di servitù, riparasse dopo la conquista, fra greppi inaccessibili, per sottrarsi al giogo, e quindi, segregata da ogni consorzio, conservasse a lungo l’antico modo di vita e divenisse per gli
- ↑ Questa asserzione non deve essere intesa in modo assoluto, perciocché presso Mentone, a Sassello sull’Apennino e non lungi da Sestri Levante si raccolsero manufatti di bronzo, i quali, mentre risalgono cronologicamente ai tempi di transizione fra l’età della pietra e la protostorica, spettano indubbiamente ad un’arte non ligustica. Inoltre, nelle miniere di Libiola, Monte Loreto e in altre della Liguria sì sono scoperte le vestigia di una antica lavorazione che si praticava mercè rozzi utensili di pietra e di legno (ritrovati negli scavi); indizio codesto che l’industria del bronzo, già fiorente nella valle padana, aveva in qualche punto valicato l’Apennino, probabilmente insieme al popolo che la esercitava.