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NOTA PRELIMINARE.
Nulla di più grande nè di più terribile del Macbeth di Guglielmo Shakespear seppe creare la musa tragica dopo l’Eumenidi di Eschilo. Così giudicava il primo de’ critici alemanni A. W. Schlegel. Poche pagine d’un’antica cronaca scozzese ne ha fornito al poeta l’argomento. Si legge in essa, che regnando in Inghilterra Odoardo il Confessore, ebbe la Scozia un re di nome Duncano, il cui stato fu sconvolto da guerre esterne e da interne ribellioni; e che un Macbeth, valente capitano, debellò così gl’interni come gli esterni nemici di questo re; che tornando il Macbeth da una vittoria si avvenne in parecchie streghe, dalle quali fu predetto e salutato re futuro di Scozia; e che, traviato dal vaticinio, adescò nel proprio castello Duncano e lo uccise mentre dormiva, e postasi in capo la corona usurpata, diventò tiranno atrocissimo; finchè caduto in abominio dei soggetti, perdette il regno e la vita.
Tanta iniquità, nota lo stesso critico, accumulata in un uomo, non poteva essere lodevole soggetto