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128 | dell’istoria di verona |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:158|3|0]]dosi in ogni luogo. Afferma Irzio che le regioni tutte della Gallia Togata in quest’occasione egli scorse, rendendosi poi con mirabil celerilà oltra monti all’esercito, con aver prima lasciato qui Tito Labieno suo Legato, cioè luogotenente, perchè invigilasse alle cose sue.
Uso di Cesare nel tempo del suo Presidato fu di guerreggiar l’estate oltra l’Alpi, e nella rigida stagione passar di qua, e in queste regioni svernare. Motivo di ciò unico, se udiamo lui, era di tenervi, secondo l’obligo de’ Presidi, i giudiziali Conventi, e invigilare a questa parte della sua provincia: nell’anno 700 passò anche nell’Illirico, e represse le scorrerie di gente confinante, e vi tenne parimente i Conventi (Bell. Gall. lib. 1, 5 e 6). Ma se udiamo gli altri, non la cura della provincia solamente e di tener ragione, ma assai più la premura delle cose sue e d’incamminare i suoi disegni lo traeva in Italia. Dione (lib. 40): avendo mandate le truppe ne’ quartieri, egli passò in Italia; in apparenza per avervi cura della Gallia, in sostanza per assister da presso a quanto si facea in Roma. In fatti svernando in Lucca, che dalla parte del Tirreno era l’ultima città della sua provincia, [prima dell’Italia essendo Pisa, come su l’Adriatico l’ultima della Gallia era Ravenna, prima dell’Italia Rimini] venne a visitarlo da Roma infinita moltitudine di gente[1], e fra gli altri non meno di dugento Senatori, e tanti Pretori e