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166 | dell’istoria di verona |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:196|3|0]]protetti; anzi da questo Patroni si dissero i Protettori.
Insieme con l’amministrazione e con gl’istituti civili portavano le colonie anche la religion Romana e le sacre dignità, quali si eleggeano per lo più da’ Decurioni, e si solean conferire a chi avesse già sostenuto i civili onori: Pontefici, Sacerdoti, Flamini, Auguri, Sodali. Anche di queste sono a noi molto scarse le lapide che ci rimangono. Abbiamo però più Flamini e più Flaminiche, non essendo tra’ Gentili negato il sacerdozio alle donne: è notabile un Flamine di due Dei, Sertorio Festo del Sole e della Luna (v. Ins. XIX); il che era contra l’uso e contra la legge recitata da Cicerone (de Leg. lib. 2), che i Flamini servissero a una Deità solamente, ma dovea essere un tempio solo. Alle volte non apparisce di qual Dio, come nel Flamine Caio Africanio (v. Ins. XX); ma il tempio dove la lapida dovea esser posta, lo dimostrava. Costoro son chiamati da Pacato nel Panegirico per municipal porpora reverendi (c. 37), onde impariamo la nobiltà del lor vestimento. Curioso marmo, venuto però d’altra parte, è nel Museo, non solamente per la rara famiglia Mineia, e per la poco veduta in lapida Feronia[1], ma pel titolo di Sacerdote Gratuito (v. Ins. XXI), da cui par si raccolga, pagassero gli altri qualche cosa nel conseguir tal grado, e per notarvisi da costui li suoi quarant’anni di sacerdozio, per li quali