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226 | dell’istoria di verona |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:256|3|0]]sempio, sono i nomi composti con la voce Vico, che in Latino volea dir villaggio: così Vico, Bonavico, Cordevico, Vicasio, ed altri. Antichi son per lo più li denominati Borghi o Castelli, venendo dalli fatti per difesa ne tempi bassi, come si ha in Orosio, e in altri (lib. ult. c. 33). Antichi son quelli che dinotavano congerie d’alberi, come Albarè, Roverè, Castagnè, Olivè, e simili, che furono Arboretum, Roboretum, Castagnetum, Olivetum: abbiamo Erbe, che mostra essere stata voce Latina anche Herbetum: abbiamo Asparè, che fu Λspretum, nome che indicava luogo aspro e sassoso, e dovea esser voce particolare della Venezia, perchè si vede in Livio (l. 9, l. 27) più volte (l. 4, c. 22), e non so che si vegga in altri Scrittori. Anche Cerea fu così della per luoghi abbondanti di cerri, se fu Cerretta, e d’aceri, se fu Acereta. In altro modo ancora venner nomi ai luoghi dagli alberi; come quelli che abbiamo di Querni e di Colurni [altrove Colorno], voci mere Latine per indicar cose fatte di legno di quercia o di nocciuolo; quernus da quercus, e colurnus da corylus. La desinenza di Pastrengo, Pozzolengo, Bussolengo, frequente anche nel Bresciano, venne da pastoricus, puteolicus, buxolicus, che dovea essere inflession famigliare in tai luoghi. Pastorica pellis ho veduto in un buon manoscritto d’Ovidio (Met. l. 2), ove le stampe hanno Pastoria: ma il popolo doveva in queste parli pronunziar pastorincus, puteolincus, buxolincus; i dialetti Latini corrotti aveano inflessioni e modi che non ci son