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libro sesto 243

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Dalla parte di Levante Cologna, ch’ora fa governo da se, era di nostra ragione a tempi di Catullo[1] [O Colonia, ec..... Quemdam municipem meum, ec.], che desiderava gettar da quel ponte certo suo patriotto, e che ne mentova le fangose acque: così giudicò il Guarini nel suo comento, poco felicemente avendo pensato il Cluverio (lib. 10, c. 12) dovesse intendersi di Mantova. Del distretto di Verona la dice Rolandino Padovano (Colonia quae est in Veronae districtu, pag. 19. Rer. Ital. t. 8, pag. 381: Castrum Coloniae in Veronensi districtu); e tal si vede ancora fin nell’anno 1411 in un documento citato nel Sommario de’ titoli del Monastero di S. Giorgio, stampato a Venezia. Vedremo nel decorso per una Memoria di vision di luogo fatta in occasion di litigio per confini, come da quella parte fin ne’ bassi tempi confinava il contado di Verona con quel di Monselice[2], donde ben si può conoscere quanto allora fosse avanzato. Procedendo oltra l’Adige, è probabile che si stendesse quivi il Veronese ancor più innanzi, poichè Ferrara e Rovigo, con le quali al presente s’incontra, ne’ tempi Romani non v’erano, e il suo confine era con la piccola città d’Adria, nominata da Strabone in diminutivo. Della Badia che si disse già di Vangadicia, ed è ora un de’ principali castelli del Polesine, dicesi nel primo libro de’ nostri Statuti, che in continua-

  1. Vedi gli errori del Volpi in Catullo. — V. Opuscoli Calogerà, t. 14, p. 10: mostrano Ducale del 1406, che gli sottrae.
  2. Vedi ne’ citati Opuscoli Calogerà, pag. 100, la Memoria nominata.
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