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paesi gli esuli e i malfattori[1]; e l’asilo per queste isolette prestato, da famosissime città chiamò principalmente le primarie e le più scelte famiglie, cioè a dir quelle che modo aver poteano e sussidj per sottrarsi alla ruinosa procella de’ barbari eserciti, e che preziose cose premura aveano di porre in salvo. Quinci fu che non cadde loro altramente nell’animo di eleggersi un Principe il quale con assoluto imperio gli altri reggesse, come nel suo principio fece Roma, che sotto i Re passò due secoli, e quasi la metà del terzo; ma i lor primi pensieri furon di libertà, le prime leggi di comunanza, il primo instituto di Republica. Continuando però dalla Venezia tutta a concorrer gente, con mirabil cambiamento il nome della provincia si traslatò alla città: ben da ciò dimostrandosi come, per la quantità delle persone più degne venutevi d’ogni parte, la città si era resa un civil compendio della provincia; e con faustissimo auspicio al dover essa un giorno di così ampia e così ubertosa regione diventar poi regina, in tal modo preludendosi. Vedesi in quest’Istoria ancora, come fino in tempo de’ Goti da’ Veneti legni già si scorreva ampiamente il mare; vedasi come in tempo de’ Longobardi co’ Re d’Italia e con gl’Imperadori Greci non si temea d’intraprender guerra. Qual piacere e qual giubilo il riandare e l’esporre sì fitte cose non doveva destar nell’animo di chi
- ↑ S. Aug. Op. imp. lib. i, n. 22. Civitatem quam Rex ejus Rumulus, congregatis undecumque peccatoribus, condidit.