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144 il manzoni a brusuglio.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Manzoni.djvu{{padleft:146|3|0]]naturale, eloquente. Nella festa della Pasqua, ossia nella risurrezione primaverile, tutto il mondo si rallegra e sorride, ed i Cristiani si danno il bacio fraterno del perdono, e siedono democraticamente ad una mensa comune; ma perchè tutti mangino, il ricco non deve mangiar troppo; onde il Manzoni ci canta:

Sia frugal del ricco il pasto;
  Ogni mensa abbia i suoi doni;
  E il tesor negato al fasto
  Di superbe imbandigioni
  Scorra amico all’umil tetto;
  Faccia il desco poveretto
  Più ridente oggi apparir.


Nel Nome di Maria notasi non pure lo stento dei pensieri, ma ancora un certo stento di parole, non di rado antiquate[1] il Manzoni si ricordò forse troppo delle nostre antiche Laudi spirituali; e questo riuscì certamente l’Inno più cattolico del Manzoni. Ma il puro Cattolicismo non seppe mai inspirar nulla di grande; e se non si sapesse che il Manzoni non ischerzava mai con le cose sacre, si direbbe in alcune strofe ch’egli, anzi che scrivere un inno originale, volesse parodiare certi poeti classicheggianti. È strano infatti il trovare in una sola poesia manzoniana forme come queste: quando cade il die, invita ad onorarte, d’oblianza il copra, se ne parla e plora, d’ogni laudato esser la prima, in onor tanto avémo, vostri antiqui Vati, i verginal trofei, nosco invocate. Conviene invece a tutti i Cristiani,

  1. In Milano si conservano alcune strofe dello stesso componimento, non più felici, che lo stesso Poeta tolse via, nel momento di stamparlo.
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