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360 meditazione decimaseconda

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Meditazioni storiche.djvu{{padleft:367|3|0]]rono scritte, non largamente sparse, non date all’ammirazione, ai paragoni nazionali o stranieri, non perfezionabili nè perfezionate, non conservabili nè conservate. E furonvi annali sacerdotali; ma, come vedemmo in fatti ed avremmo potato indovinare a priori, confusi, alterati continuamente, diventati inconcordabili con gli altri contemporanei, non satisfacenti, mal conservabili, mal conservati poi dagli scrittori Greci o Grecizzanti, Erodoto, Diodoro, Giuseppe Flavio. Non furonvi poemi nazionali, nè sacri; non essendo i primitivi poemi se non appunto raccolte di canti ed annali nazionali. E finalmente, quella stessa filosofia che fu poi cercata colà con tanto amore da tanti antichi e moderni, non respinti o fors’anco allettati dalla confusione de’ simboli e de’ misteri; quella filosofia, non mai scritta, non mai determinala, non uniforme, faggi sempre dinnanzi alle brame de’ cercatori. Diciam più: quella filosofia non potè guari esister mai; la filosofia, non meno che la poesia, vive di fine distinzioni, fine espressioni incompatibili con quel sistema di scrittura.[1] — In tutto, l’Egitto di che parliamo, anteriore a Ciro, il solo Egitto che sia mai stato indipendente, e di che abbia a parlarsi e giudicarsi come nazione, fu contemporaneo di quella Cina che aveva già i suoi Ring storici, poetici e filosofici, ed ultimamente il grande e infelice Lao-Tseu, e Confucio stesso già nato allora; fa contemporaneo di quell’India che avea già i Vedi, le leggi di Manù, il Ramayana, probabilmente altri poemi, e forse alcuni de’ molli suoi libri filosofici; e fn contemporaneo di que’ Medi-Persiani, nazione nuova al paragone, che pure aveva già lo Zend-Avesla; e Io vedremo in breve contemporaneo di que’ Greci che avevan già e i canli Orfici, e Tirteo ed Esiodo ed Ome-

  1. Della scrittura egiziana si può dire classica oramai l’opera postuma del giovane Champollion, Grammaire Egyptienne, ou principes généraux de l’écriture sacrée égyptienne appliquée à la représentation de la langue parlée etc., Paris 1836, fol. Nell’introduzione è narrata con semplicità e chiarezza la storia della scoperta fino alla morte dell’Autore. Dopo lui son principali i lavori de’ nostri due italiani Salvolini e Rosellini; tutti e due recentemente perduti. Ora, oltre il Lepsius, parecchi Francesi attendono non solo a far aggiunte alla grammatica del Champollion, ma a leggere la scrittura Demotica. E dicesi che in questa, studiata dal Paulty, resti principale l’elemento fonetico.
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