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sola vera la storia cosi risaltante. Rimangono, è vero, incerti alcuni particolari, alcune interpretazioni de’ monumenti e della narrazione. Ma che perciò? L’une e l’altre si sono meravigliosamente riaccostate, l’une sull’altre quasi precipitate da poli opposti a produrre una luce inaspettata; non si può dubitar piò nè del loro mirabile incontro, nè della loro derivazione dal fonte, dal fuoco comune della verità. Nè ne dubita oramai più nessuno; se non forse alcuno o di que’ gretti ed esclusivi scienziati che ricusano veder niuna verità oltre l’unica loro scienza, o di que’timidi cristiani che dalle ostilità passate delle scienze si sono avvezzi a temer anche delle scienze ravviate[1].

XII. Fermata la storia di questo grande atto di Dio, contempliamolo. Non per certo compiutamente, chè sarebbe opera di tutte insieme, e compiute, le scienze divine ed umane. Per noi la creazione non è da contemplarsi se non come il primo degli atti di nostra storia; e noi avremo poi a rammentarne tanti altri, e sopra tutti uno pur cosi grande, che saremo ridotti sempre ad accennare e delibare, anziché satisfarci in contemplazioni. — Noi non abbiamo fatto qai se non un passo nella storia della terra, nè uno gnari nemmeno nella storia degli uomini; e tuttavia già abbiamo trovati due incontri che sono ingombri a parecchi scrittori della scuola filosofica restaurata: i miracoli e i misteri. Ma appunto, abbiamo già fatto tal passo da non poter tornar indietro, e da persuaderci fin di qua, che que’due incontri non si possono evitare; che, non che avanzare, non si può nemmeno incominciare la storia senza essi; che, eliminati miracoli e misteri da tutto il séguito, resterebbero al bel principio sempre il miracolo ed il mistero della creazione; che, naturalizzata, razionalizzata tutta la storia, resterebbe sempre soprannatu-

  1. I cattolici in particolare avrebbero tanto meno scusa di non ammettere l’accordo della Bibbia colla scienza geologica, e di respingere le interpretazioni favorevoli a quell’accordo, che queste sono state pubblicamente insegnate e stampate in Roma, parecchie volte, ma soprattutto ultimamente dal Wiseman (Discorsi sulle relazioni tra la scienza e la Religione rivelata, Disc. V e VI). I bramosi di svolgimenti e citazioni ulteriori potranno cercarle là, e nelle opere di Buckland e di Labèche, in Perrond, Praeletiones Theologicae, vol. III, De Deo creatore; ed in Marcel de Serres, De la Cosmogonie de Moïse comparee aux faitt géologiques, 2 vol. 8°.
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