< Pagina:Meditazioni storiche.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

avranno nemmeno questa; e conchiuder quindi non esser credibile che sieno falli nè unicamente per noi, nè per aggirarsi inutilmente gli uni intorno agli altri; che non abbiano una esistenza, uno scopo, una causa finale propria.nota La quale poi se vogliamo trovare, non facciamo come coloro che riscendono di lassù per disprezzar la terra, e noi spiriti terreni. Per quanto alle e grandi sieno quelle contemplazioni, elle finché restano materiali sono meno alte che non qualunque contemplazione spirituale; per quanto alta e sterminatamente grande sia tutta quella materia, ella è meno grande ed alta che non il nostro spirito; il menomo spirito è nella scala delle creature superiore a tutta quella materia; lo spirito non può trovar eguaglianza e superiorità se. non negli spiriti. Prendiamo dnnqne di qua e da noi, e riportiam al cielo le nostre notizie spirituali; ed allora si innalzeremo veramente il nostro pensiero, allora ci parrà probabile, ci parrà chiara l’esistenza in que’ globi, in molti o tutti, o successivamente o alternatamente, o in qualunque modo, di altre creature spirituali, di altri spiriti qualunque sieno, similmente, diversamente congiunti o non congiunti colla materia, inferiori, eguali, superiori a noi, ma come noi creati, come noi destinati « a conoscerlo, amarlo e servirlo nella loro vita per i andarlo a goder poi nella celeste patria! » nota

[1] [2]

  1. La facoltà o piuttosto la necessità inerente alla mente umana di cercar le cause finali di tutti gli oggetti cadenti sotto la sua osservazione, insieme colla impossibilità di trovarne una ai corpi celesti quali si concepivano dall’antica Astronomia, furono quelle senza dubbio che diedero origine all’Astrologia. Postisi gli uomini al centro dell’universo, e fatti gli astri inservienti alla terra, e non vedendo tuttavia a che potesser servirle, immaginarono che servissero colle recondite influenze. È noto che anche in seno alla Cristianità, anche condannate dalla Chiesa, si riprodussero sempre le credenze astrologiche fino alla diffusione delle scoperte di Copernico e di Galileo, cioè fiuo a mezzo il secolo XVII. Dante, cosi ortodosso in tatto e condannatore degli Astrologi condannati, aveva probabilmente trovato qualche mezzo termine per conciliare la sua ortodossia colle credenze astrologiche; e credeva ad ogni modo probabilmente a qualche influenza degli astri Vedi Inf., XV, 66, e Par., XXII, Us.— E vi si crede tuttavia In tutta l’Asia. Vedi Malcolm, storia della Persia, tomo I, pag. 379 (traduzione francese).
  2. Le osservazioni ci danno tante differenze di temperatura, di gravitazione e di atmosfera tra’ diversi globi del nostro stesso sistema planetario, da rendere quasi impossibile la supposizione che sieno abitati da uomini simili a noi. Ma che perciò? La fecondità del Creatore ci è già dimostrata dalle osservazioni a noi possibili; e quali elle sieno le differenze de’ corpi
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.