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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu{{padleft:584|3|0]]nel luogo detto ora il colle dei Giovi o Gioghi, scendeva a Genova seguendo il corso del Ricò, e della Polcevera. Di questa antica via romana non rimane colà oramai più traccia alcuna: ma per quei medesimi luoghi scorre di presente la nuova strada di Genova, aperta in questi ultimi anni dalla providenza sovrana al commercio di due nazioni sorelle.

È meraviglia come nessun monumento scritto, fra i molti scavati finora in quel suolo, non abbia manifestato ancora il nome di quella città. Non v’ha dubbio peraltro che quivi fosse altre volte quell’antica Libarna, che nell’Itinerario attribuito ad Antonino il Pio, e nella tavola Pentingeriana troviamo situata su quella medesima via, fra Genova e Tortona di quà dall’Appennino. Di essa fanno pure menzione Tolomeo nella sua Geografia[1], e Plinio nella sua Storia naturale. Questi l’annovera al pari di Dertona, e d’Iria fra i luoghi più cospicui di quella parte della Liguria, che dalla sommità dell’Appennino si stendeva fino al Po. Queste sono le sue parole: Ab altero eius (Apennini) latere ad Padum, amnem Italiae ditissimum, omnia nobilibus oppidis nitent, Libarna, Dertona colonia, Iria etc.[2]

Nella tavola alimentaria di Traiano le terre che i Velleiati avevano negli Appennini, veggonsi più volte poste a confine con quelle de’ vicini Libarnesi. Ed in una lapide scoperta in Pavia verso la metà del secolo scorso, e già più volte publicata[3], non solamente si trova segnato il nome di Libarna, ma si vede che questa città era vicina a Dertona, ossia Tortona, ed avea con essa a comune i publici magistrati; poichè ivi Marco Atilio Eros è detto: Sexvir Augustalis Dertonae et Libarnae. Ecco nuovamente per intiero la citata iscrizione:

  1. Lib. III. cap. 1.
  2. Plin. Hist. nat. lib. III. cap. 7.
  3. Botazzi, Osserv. sui ruderi di Libarna p. 16.
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