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SMARRA
O IL
DEMONIO DELLA NOTTE
PROLOGO[1].
- Somnia fallaci ludunt temeraria nocte
- Et pavidas mentes falsa timere jubent.
- Somnia fallaci ludunt temeraria nocte
L’isola è piena di rumori, di suoni e di dolci aurette che arrecano piacere senza mai nuocere. A volte migliaia d’istrumenti suonano confusamente al mio orecchio, a volte son voci tali che, se io mi svegliassi dopo un lungo sonno mi farebbero dormire ancora; e qualche volta dormendo m’è sembrato di vedere le nubi aprirsi, e mostrare beni d’ogni sorta che piovevano su me, di modo che risvegliandomi io piangevo come un fanciullo per la voglia di sempre sognare. |
Ah! com’è dolce, mia Liside, quando l’ultimo suono della campana, che spira nelle torri d’Arona, dopo aver scoccata la mezzanotte, come è dolce venire a dividere con te il letto da lungo tempo solitario, in cui ti rivedo dopo un anno.
Tu sei mia o Liside, e i cattivi genii che separavano dal tuo grazioso sonno il sonno di Lorenzo non mi spa-
- ↑ I temerari sogni ingannano nella notte fallace e con falsi spettri atterriscono le pavide menti.
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