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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:248|3|0]]comune di Vicenza e il collegio notarile, volendosi obbligare quest’ultimo alla costruzione della Ruota; ma la causa venne decisa in favor del collegio. Nel 1585, 19 dicembre, nel consiglio dei cento della città di Vicenza venne proposto e deliberato che, per l’avvenire, ogni anno, a spese della città, nel giorno del Corpo di Cristo, si debba fare la Ruota, secondo l’antica consuetudine, con l’arma del comune, e che si devano spendere ducati 50; il che venne eseguito e continuato fino a’ nostri giorni.
M’avvedo d’essermi aguzzato il palo sui ginocchi, avvegnachè ciò dimostrerebbe che la Ruota, la vera e genuina Rua d’oggidì, non è poi così antica. E per gli antiquarj come pei pedanti, ciò che non è antico non è buono. Ma per noi, dico noi popolo che gli antiquarj e i pedanti chiamano vulgo, che c’importa a noi se sia antica o no questa bella follia? Ben siamo lieti di poter dire che una poetessa la tolse a soggetto d’un’epopea[1] che comincia:
Canto d’eccelsa mole a parte a parte
Le variate forme e gli ornamenti,
Che innanzi non fur scritti in altre carte;
E i pazzi giochi delle accorse genti,
Che vengono a città d’ogni paese,
Come un tempo alle giostre, a’ torniamenti,
E l’arme, i cavalier, le audaci imprese,
Che furo al tempo che tornar s’udiva
Tra Padoa e Berga il dio delle contese.
O Musa, tu, che d’Ippocrene in riva,
Colla gran secchia in man beendo a josa,
Godi sonar di Modena la piva,
- ↑ La Rua, poema eroicomico in nove canti di Vittoria Madurelli-Berti vicentina, accademica filoglotta con note storico-critiche letterarie. Verona, per G. B. Berti editore, 1833, col ritratto dell’autrice.