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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:255|3|0]]Or dalla gentile Vicenza tornando a Milano, che non sa come, nel tempo passato, chiassosi, dispendiosi, spettacolosi correvano i carnevali? le storie

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  1. Finita la processione «prima di mezzodi si levava la Rua che si cominciò a tener coperta durante la processione, e la si trovava con mirabile destrezza per la Musicheria fino alla piazza del Duomo, dinanzi alla residenza del vescovo, il quale la benediva, non arrestandosi mai in quella piazza meno di un quarto d’ora. Dal Duomo la si trasportava verso il Castello, e di là rapidamente percorreva il corso (arrestandosi davanti alla casa Bissàri) giungeva a Santa Barbara e nella piazza; nella quale essendo troppo alto il colmo tra le colonne, passava lateralmente alla chiesa di san Vincenzo. Non fu portata tra lo colonne che nel 1804 in occasione della venuta dell’arciduca Giovanni, il quale, mostrando sommo interesse a vederla, la contemplò succesivamente da tre siti diversi; dalla ringhiera del fu Botelli cartaro in principio di Musicheria, dal palazzo dei conti Lodovico e G. C. Thiene sul Corso, e dalla casa dei signori Parise in capo della piazza. Il concorso, il fracasso, il gridio, il cantar lieto del popolo, il lusso dei cavalieri e delle dame, i forestieri corsi a goder della festa, spesso il sorriso del cielo formavano un bellissimo spettacolo. Quando la festa del Corpus Domini cadeva nella seconda metà di maggio, lo spettacolo era più bello ancora, perchè infondeva buona vita alla fiera di Santa Corona che si teneva in quel tempo.
    La Rua rinnovavasi ogni due o tre anni; l’arco, dentro del quale gira la Ruota, era sostenuto ora da colonne, ora da cariadidi in guaina; nel 1771 vi si aggiunse una gradinata; talvolta era graziosissima e svelta, tal’altra con mal gusto architettata, e questo ci fa osservare quanto importerebbe il possedere alcuni disegni che ci mostrassero la Rua nelle diverse età; in essa vedremmo impresso il salire e il discendere dell’arte. Ma per mala sorte, i disegni della Rua si riducono pressochè a due forme, la prima delle quali, del 1680, barocca ma però graziosissima, il Muttani attribuiva colla solita credulità al Palladio, con poche variazioni (in peggio quasi tutte) presente; la seconda, più povera e quasi nuda verso la sommità, è quella che tuttora si conserva.
    Finito lo spettacolo della Rua, i deputati della città, fermi sotto il palazzo della Ragione, dappresso alla Rua, arro-
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