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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:44|3|0]]della sua cortesia diffonde sulla valle de’ meriti miei, pajonmi le tenebre mie più chiare che non sono. Ma i canoni che, come vossignoria, m’insegna, debbono essere la nostra stella polare, mi diniegano d’accettare un favore, esibitomi così cortese e graziosamente. A venationibus, aucupiis, tabernis, choreis, lusibusque abstineant[1].

— Bene, bene» replicava l’altro. «Domani però si ricordi che, al solito, la posata è disposta per lei.

— Sarà un aggiungere un nuovo al cumulo degli obblighi che tengo scritti nell’archivio della memoria», rispondeva con nuove riverenze don Amadio, e guardandogli dietro mentre procedeva, esclamava: — Che buon signore!»

Il qual buon signore s’avviò per la strada che doveva tenere don Alessandro, mostrando esservi portato dal caso. Veniva questi a cavallo colla sposa, messo anch’egli in mezzo a quattro galuppi, senza cui, in virtù della pace dominante, non sarebbe andato attorno un gentiluomo, fosse pure di quei buoni. Come distinse l’altra comitiva, chiese egli da’ suoi uomini chi fossero. Questi non glielo celarono, e lasciarongli intendere esservi poco da fidarsi. Il giovane fece loro riflettere come l’Isacchi non conducesse che poca gente da caccia, senz’armi di offesa; e come d’altra parte si trovassero a tal punto, ove il mostrarsi insospettiti non gioverebbe allo scampo, e potrebbe far nascere di fatto il pericolo. Seguitò dunque la la via, solo raccomandando ai seguaci di tenersi all’erta, e non perderlo mai d’occhio per qual si fosse ragione.

  1. I sacerdoti si astengono da caccie, uccellagioni, taverne, danze e giuochi.
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