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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:80|3|0]]categli, è squisitezza di piacere che voi non conoscete, non conoscerete mai, anime umane, e che solo alle sue privilegiate riserba il demonio[1].
Sull’usciuolo di quel sepolcro era delineato il teschio racchiuso nella gabbia, affinchè l’aspetto di quello condisse la vendetta, che là entro se ne stillava. Il Sirtori, esaminando la soglia, fece notare gl’ingegni, disposti in modo che dovesse dare il volo alla polvere sott’essa adunata chi vi entrava senza le precauzioni, note forse soltanto a colui che l’avea preparata. Il sindaco, che, per fare il dover suo, osservava ogni cosa finamente, non sapeva inintendervi, e diceva: — Questa non si può dubitare è una mina. Ma come qui? e perchè?»
— Era un colpo di riserva» rispose, don Alessandro.
— E per chi preparato?...» addimandò la sposa, e impallidì. Il Sirtori impallidì anch’esso, e guardandola tacque.
Era quella, disposta pel caso d’una disgrazia, affine di trucidare chi tentasse di liberare la rinchiusa? col disegno di condurre colà il figliuolo, e quando la madre corresse nelle braccia di lui, spalancare una voragine di fuoco di mezzo ai loro amplessi?
Chi può asserirlo? Molte, sottili, avvilluppate sono le strade della perversità, più che l’uomo onesto non sappia indovinarle. Troppo però manifesto appariva il perchè tanto stesse a cuore a don Alfonso
- ↑ Per intendere queste e le precedenti allusioni, bisogna ricordare che questa novella ed altra delle seguenti furono scritte in prigione di Stato.