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novella xvix. | 263 |
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XIX.
Giustizia di un Sultano.
Il sultano Masud[1], figliuolo del sultano Mamud Sabutukteghin, trovavasi a caccia, seguendo la usanza de’ sovrani dell’Asia, con una parte del suo esercito. Si riscontrò in un villano che parea oppresso dal dolore. Questo principe gli domandò con estrema umanità di che si dolesse. Signore mio, diss’egli il povero uomo, io avea per lungo tempo posta ogni mia attenzione e cura a far crescere un popone, pensando di venderlo carissimo, e questo era tutta la speranza della mia famiglia: uno dei vostri or ora l’ha rapito. Il Soldano gli promise di farne prestamente giustizia: ed in effetto chiamò a sè uno degli uffiziali suoi, e disse: Grandissima voglia ho io di mangiare del popone; se a te desse l’animo di trovarmene uno, lo pagherei un grandissimo prezzo. Va costui aggirandosi per tutti i padiglioni dell’esercito, e dopo un lungo aggirarsi si abbatte finalmente a ritrovare quanto andava cercando, nel padiglione di un ufficiale. Fatta è la tua sorte, gli disse, se tu vuoi cedere questo popone alla bocca dell’imperadore: è un capriccio del monarca, dal quale puoi ricavare un grand’utile.
L’ufficiale arrecò lietamente egli medesimo il presente al suo signore, il quale voltosi al villano gli disse: Ecco, questi è tuo schiavo; fa di lui quel che ti piace: e comandò che fosse messa una corda al predatore.
Il villano ringraziò il Sultano, e fece camminare
- ↑ II sultano Masud, figliuolo di Mamud, era il secondo sultano della regale prosapia de’ Gaznevidi. Perì questo principe miseramente per una ribellione di una parte del suo esercito, dopo di aver regnato tredici anni. Era uomo giusto e liberale, ed amato dagli uomini di lettere del suo secolo.