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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Nuovi poemetti.djvu{{padleft:235|3|0]]nostri contadini la mangiano a desinare e a cena. Piada dunque cotta sul testo. E sia il pane del Calendimaggio, la qual festa è o deve essere il passaggio, il Phase, dalla vecchia Èra alla nuova. E nel passaggio è convenevole cibo quello dei tempi primi, quello degli Ebrei che scampano alla servitù, quello dei venuti dall’oriente nella terra Saturnia. Ricordate? Leggete Virgilio, nell’Eneide, libro VII, versi 109 e segg. Dove imparerete che in latino si chiamavano quadrae quelli che noi eredi e fedeli di Roma chiamiamo quadretti. E vedete Hor. Ep. I, 17, 49; Verg. Moretum 47; Sen. Ben. IV, 29, 2.
Pag. 153 ― Gli emigranti nella luna. Lessi in un giornale che alcuni poveri contadini russi s’erano dati a credere di poter salire sulla luna e lì trovare terra e libertà. Uno studente leggeva a loro, mi pare, un romanzo di Verne. Nel mio poemetto si tratta invece d’un libro d’astronomia.
Pag. 199 ― Pietole. Bisogna aver presenti di Virgilio, specialmente l’Ecloga I, IV, IX, le Georg. tutte, e in particolare i notissimi episodi delle lodi d’Italia e della vita rustica, l’Eneide qua e là, fermandosi sui versi 521 sgg. del libro III, sui 782 sgg., 793 sgg. del libro VI, sui 91 sgg. dell’VIII. Ma certo anche questo mio additamento è superfluo. I miei lettori, non molti ma buoni, conoscono colui che è veramente il nostro poeta nazionale.
I quali, intorno ai particolari accennati nella strofa V, devono ricordare Donato in Vergilii vita, 1-6.