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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Il martirio dei monumenti.djvu{{padleft:47|3|0]]modereranno le stizze loro e non soffriranno che le sia fatta villania. E io voglio ardire di dir questo: nessun lavoro per nessun’altra causa può mai essere più sicuro dalle ingiurie degli uomini e illeso quanto che per la dignità e venustà della sua bellezza.»[1]. Dopo quattro secoli e mezzo, può la nostra civiltà trovare parole più pure?

Continuiamo il martirologio, dicendo solo dei martiri più gloriosi nel nostro ricordo e nel nostro dolore.


Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, alle ore dieci e mezzo, una bomba cadde sulla chiesa degli Scalzi e distrusse tutta la vôlta dipinta dal Tiepolo. L’affresco che il Tiepolo vi aveva dipinto quasi cinquantenne, tra il 1743 e il

  1. L. B. Alberti, Dell’architettura, ecc., libro VI, cap. II, pag. 133. Bologna, 1782.
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