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AVVERTIMENTO.


Sono note le controversie, alle quali delle luogo l’apparizione della Gerusalemme Liberata, controversie che più o men vive si continuarono anche dopo la morte del grande ed infelice Poeta, e che per fatto di Paolo Beni di nuovo s’incalorirono verso il 1612[1]. Sembra potersi inferire da quanto ora verremo discorrendo, che intorno a quest’epoca, anzichè tanto prima, come comunemente si ritiene, Galileo partecipasse in quelle discussioni, non in pubblica forma, che a lui, matematico di professione, non sembrò forse dicevole, ma sì col darsi, quasi a soddisfazione propria e degli amici, a registrare i riscontri dei concetti comuni al Tasso ed all’Ariosto, e a farvi intorno discorso, come dice egli stesso, secondo che gli paressero questi o quelli dovere essere anteposti[2]; e corse voce nel 1614 che questa esercitazione, sotto titolo di Commento al Tasso, dovesse prodursi in luce[3]. Ma tale non apparisce essere stata mai la mente di Galileo; al quale, dieci o dodici anni dappoi[4], intervenne di perdere l’esemplare interfogliato della Gerusalemme, dove tutto quel lavoro si conteneva.

Ciò che qui abbiamo detto intorno all’epoca nella quale stimiamo che fossero da Galileo dettate le suddette Considerazioni,

  1. In occasione della sua Anticrusca, alla quale acerbamente rispose Orlando Pescietti.
  2. Lettera a Francesco Rinuccini del 19 maggio 1646
  3. Veggasi nel 1.° Volume delle Lettere a Galileo, a pag. 325, quella di Paolo Gualdo del 5 luglio 1614.
  4. Sono pur queste sue parole, come da nuovo documento che siamo per pubblicare.
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